Come biologo nutrizionista, mi trovo spesso ad affrontare in studio una problematica tanto comune quanto trascurata: la mancanza di appetito. Può sembrare un fastidio passeggero, magari legato a un momento di stress o a un’influenza di stagione, ma dietro l’inappetenza si possono nascondere cause più complesse e profonde, fisiche o psicologiche.
Ricordo ancora una paziente, Maria, una signora sulla cinquantina che era venuta da me preoccupata perché da settimane mangiava “solo per dovere”. Aveva perso interesse per il cibo, cucinava meno e a tavola si sentiva sempre “gonfia” dopo poche forchettate. Eppure le sue analisi erano perfette. In casi come questi, capire da dove arriva il blocco dell’appetito è fondamentale per costruire un percorso nutrizionale personalizzato e rispettoso del vissuto della persona.
In questo articolo voglio fare chiarezza sul significato dell’inappetenza, sulle sue cause più frequenti e sui rimedi pratici che utilizzo quotidianamente con i miei pazienti. Parleremo anche delle situazioni in cui la perdita di appetito è fisiologica, come in gravidanza o durante un’influenza, e di quelle in cui, invece, può essere il campanello d’allarme di qualcosa di più serio, come nei casi di tumore o depressione.
Che tu stia leggendo questo articolo per te stesso o per una persona cara, l’obiettivo è offrirti una guida completa, chiara e professionale per ritrovare il piacere di mangiare, partendo sempre da una domanda fondamentale: “Perché non ho fame?”.
Buona lettura,
Dr. Federico Bruno
Biologo Nutrizionista – Nutrizione Sana
1. Definizione di inappetenza
1.1 Cosa si intende per inappetenza?
L’inappetenza, o perdita di appetito, è una condizione in cui il desiderio di mangiare si riduce in modo significativo rispetto alle proprie abitudini. Non si tratta semplicemente di “non avere voglia di un piatto specifico” o di saltare un pasto perché si è sazi: l’inappetenza è una diminuzione generale dell’interesse per il cibo che può durare ore, giorni o, nei casi più complessi, settimane.
Nel mio lavoro, mi capita spesso di sentire frasi come: “Non sento lo stimolo della fame” oppure “Mangio solo perché so che devo farlo”.
Queste sensazioni non vanno ignorate, soprattutto se persistono.
Tabella dei Contenuti
1.2 Come distinguere la perdita di appetito dalla semplice sazietà
È normale non avere fame subito dopo un pasto abbondante o in periodi di stress intenso. Tuttavia, la sazietà è un segnale fisiologico e temporaneo che segue l’assunzione di cibo, mentre l’inappetenza è uno stato prolungato in cui il corpo non invia i segnali di fame anche quando avrebbe bisogno di energia.
Un esempio comune in studio è quello di chi “salta” più pasti consecutivi perché non sente stimolo, ma poi avverte debolezza, calo di concentrazione e stanchezza: segni che il corpo è in deficit, anche se lo stomaco resta “muto”.
1.3 Inappetenza: quando è davvero un campanello d'allarme?
La perdita di appetito può essere un fenomeno occasionale e benigno, legato a influenze, caldo intenso o cambiamenti di routine. Ma può anche rappresentare un sintomo spia di problemi più seri: infezioni croniche, disturbi dell’umore, patologie gastrointestinali o, nei casi più gravi, malattie oncologiche.
Personalmente, consiglio di prestare attenzione a tre segnali:
- Perdita di peso non intenzionale.
- Persistenza dell’inappetenza oltre i 10-15 giorni.
- Presenza di altri sintomi associati (dolore, febbre, nausea, cambiamenti dell’alvo, stanchezza marcata).
Se si riscontra uno o più di questi fattori, la valutazione di un professionista diventa prioritaria: capire la causa è il primo passo per ritrovare l’appetito e la salute.
2. Cause Comuni di Inappetenza
L’inappetenza può avere origini molto diverse, che spaziano da semplici influenze stagionali a condizioni psicologiche o patologie più complesse. Capire la causa è fondamentale, perché solo così si può intervenire in modo mirato.
2.1 Cause fisiologiche: quando il corpo “decide” di fermarsi
Il nostro organismo è straordinariamente intelligente: in presenza di un’infezione o di uno stato infiammatorio, tende a ridurre la sensazione di fame per concentrare le energie sul sistema immunitario. È quello che succede, per esempio, durante una febbre alta o dopo un intervento chirurgico.
Nella mia esperienza, capita spesso che pazienti mi dicano: “Non ho fame, ma sento il corpo stanco come se stesse combattendo qualcosa”. In questi casi, il riposo e un’idratazione adeguata sono già una parte della terapia.
2.2 Inappetenza e ansia: il legame mente–pancia
L’ansia è una delle cause più sottovalutate di perdita di appetito. Quando siamo in allerta, il corpo attiva il sistema nervoso simpatico, che rallenta la digestione e riduce lo stimolo della fame.
Mi ricordo di un ragazzo, studente universitario, che nei periodi di esami viveva “a caffè e biscotti”. Il suo stomaco era contratto e ogni pasto diventava un ostacolo. Con un percorso di gestione dello stress e pasti leggeri ma frequenti, è riuscito a ritrovare equilibrio.
2.3 Dopo l’influenza o una malattia: una fase transitoria?
La post-influenza è un classico momento di inappetenza. Il corpo, impegnato nella guarigione, fatica a riprendere subito la normale attività digestiva.
In questi casi, piccoli pasti morbidi (zuppe, creme di verdura, frullati) possono aiutare a riattivare il senso di fame senza affaticare lo stomaco.
2.4 Inappetenza estiva: il caldo può togliere la fame?
Durante l’estate, il caldo riduce la richiesta energetica e aumenta il bisogno di idratazione. Questo porta molte persone a sostituire i pasti con bevande o frutta, finendo però per ridurre troppo l’apporto calorico e proteico.
Come consiglio pratico, suggerisco spesso piatti unici freddi, come insalate di legumi e cereali, che nutrono senza appesantire.
2.5 Nausea, stanchezza e diarrea: sintomi associati da non sottovalutare
Quando l’inappetenza si accompagna a nausea, diarrea o stanchezza marcata, siamo di fronte a un quadro multifattoriale che richiede attenzione. Può trattarsi di disturbi gastrointestinali acuti, intolleranze alimentari o infezioni.
Qui è fondamentale evitare di “forzare” il cibo e puntare prima sulla reidratazione e sul riequilibrio intestinale.
Nel prossimo capitolo vedremo i casi specifici in cui l’inappetenza è legata a condizioni particolari come gravidanza, tumore, età avanzata o età neonatale, e come affrontare ognuna di queste situazioni.
3. Inappetenza legata a condizioni specifiche
3.1 Inappetenza e tumori: quando la fame scompare silenziosamente
In ambito oncologico, la perdita di appetito può essere uno dei primi sintomi di una malattia, talvolta ancora silente. Spesso è accompagnata da perdita di peso involontaria e senso di spossatezza.
In questi pazienti, l’inappetenza può derivare sia dalla patologia in sé, sia dai trattamenti (chemioterapia, radioterapia), che alterano gusto e olfatto.
Quando seguo un paziente oncologico l’obiettivo è ridurre il deperimento fisico, proponendo cibi ad alta densità calorico-proteica in piccole quantità, per assecondare la ridotta capacità alimentare senza rinunciare ai nutrienti fondamentali.
3.2 Inappetenza in gravidanza
Durante il primo trimestre di gravidanza, nausea e cambiamenti ormonali possono ridurre la voglia di mangiare. Questa condizione è generalmente transitoria e si attenua con il procedere dei mesi.
Tuttavia, se la perdita di appetito è marcata o persiste, è bene monitorare la situazione per evitare carenze nutrizionali sia per la mamma che per il bambino.
In studio, con le future mamme, propongo spesso spuntini salati leggeri o piccole porzioni di frutta fresca al mattino, per gestire la nausea e introdurre comunque nutrienti essenziali.
3.3 Neonati e inappetenza: quando preoccuparsi davvero?
Per un neonato, rifiutare il latte o poppare molto meno del solito può destare grande preoccupazione. Nei primi mesi di vita, la mancata alimentazione può avere ripercussioni rapide sulla crescita e sull’idratazione.
La mia raccomandazione ai genitori è di osservare anche altri segnali: numero di pannolini bagnati, livello di reattività, eventuale febbre. In caso di dubbio, il pediatra è il primo punto di riferimento, senza tentare “trucchi casalinghi” per forzare l’alimentazione.
3.4 Anziani e appetito: tra solitudine, farmaci e metabolismo lento
Negli anziani, l’inappetenza è spesso legata a fattori multipli: cambiamenti del gusto, patologie croniche, assunzione di farmaci, ma anche isolamento sociale.
Mi viene in mente il caso del signor Luigi, 82 anni, che viveva solo e si “dimenticava” di mangiare. Non era malato, ma pranzare da solo lo portava a ridurre drasticamente i pasti. Un semplice intervento — pasti in compagnia due volte a settimana e piatti colorati e profumati — ha riacceso il suo interesse per il cibo.
Nel prossimo capitolo vedremo quali rimedi pratici possiamo adottare per contrastare l’inappetenza, sia nei casi occasionali sia in quelli legati a situazioni più complesse.
4. Rimedi per combattere l'inappetenza
L’approccio ai rimedi dipende sempre dalla causa dell’inappetenza: forzare il cibo senza aver capito l’origine del problema rischia di essere inutile o addirittura controproducente. Tuttavia, ci sono strategie generali che possono aiutare a stimolare l’appetito e migliorare l’apporto nutrizionale, soprattutto nei casi lievi o transitori.
4.1 Ritrovare l’appetito con piccoli trucchi quotidiani
Il primo passo è rendere il cibo più invitante, sia visivamente che a livello olfattivo. Piatti colorati, erbe aromatiche e presentazioni curate possono fare una grande differenza.
In studio, suggerisco spesso di:
- Alternare consistenze diverse (croccante, morbido, cremoso).
- Scegliere cibi con un profumo intenso e piacevole.
- Non fissare orari rigidi: mangiare quando si percepisce un minimo stimolo.
Sai che esiste una correlazione tra cibo e ritmo circadiano? Ne parliamo qui: “Come l’orario dei pasti influisce sul metabolismo”
4.2 L'importanza di pasti frequenti e leggeri
Se l’idea di affrontare un pasto completo è scoraggiante, meglio suddividere l’apporto calorico in 5-6 mini-pasti durante la giornata.
Un esempio pratico: una paziente che non riusciva a mangiare a pranzo ha trovato beneficio nel sostituirlo con una vellutata di verdure con crostini, seguita nel pomeriggio da uno yogurt con frutta secca.
4.3 Frullati, bevande fresche e “cibi furbi”
Frullati, smoothie e creme possono concentrare nutrienti importanti in piccole quantità, risultando più facili da consumare quando manca la fame.
Un frullato con banana, latte di mandorla e burro di arachidi è un ottimo esempio di spuntino ricco e calorico, ma facile da assumere anche in giornate di scarso appetito.
4.4 Quando è il momento di rivolgersi al nutrizionista
Se l’inappetenza persiste oltre i 10-15 giorni, è accompagnata da perdita di peso o altri sintomi (dolori, febbre, stanchezza estrema), dopo aver parlato con il proprio medico per ricevere una diagnosi sicura che appuri la presenza o meno di cause patologiche associate, il consulto con un professionista della nutrizione è essenziale.
Come nutrizionista, in questi casi creo piani personalizzati che tengono conto sia delle esigenze fisiologiche sia delle preferenze alimentari, con l’obiettivo di sostenere il corpo senza appesantirlo.
Nel prossimo capitolo tireremo le somme con una conclusione riassuntiva e poi passeremo alle FAQ per rispondere alle domande più comuni sull’inappetenza.
5. Conclusione
L’inappetenza è un sintomo che può avere molteplici volti: da una semplice reazione temporanea del corpo a cambiamenti di stagione o malattie passeggere, fino a segnali più complessi che richiedono un’attenzione medica approfondita.
Il messaggio più importante che voglio trasmettere come biologo nutrizionista è che non bisogna sottovalutare la perdita di appetito, soprattutto quando persiste nel tempo o si accompagna ad altri sintomi. Ascoltare il proprio corpo, osservare i cambiamenti e agire in modo mirato può fare la differenza non solo per il benessere quotidiano, ma anche per la prevenzione di problemi più seri.
Ricorda che mangiare bene non significa solo nutrirsi: significa anche mantenere vivo il piacere per il cibo, la convivialità e il legame con le proprie sensazioni. Se senti che l’appetito ti sta abbandonando, non limitarti a “tirare avanti”: esistono strategie, piccoli accorgimenti e percorsi personalizzati che possono aiutarti a ritrovare la voglia di mangiare.
Prendersi cura della propria alimentazione è un investimento sulla salute futura. E quando serve, il supporto di un professionista della nutrizione può essere il passo decisivo per tornare a sentirsi bene, dentro e fuori.
Nel prossimo capitolo affronteremo le domande più frequenti sull’inappetenza, con risposte chiare e pratiche per gestire al meglio questa condizione.
6. Domande frequenti (FAQ)
1. L’inappetenza è sempre un sintomo di una malattia?
No, non sempre. Può essere legata a condizioni temporanee come stress, caldo, cambi di routine o un’influenza. Tuttavia, quando persiste per più di due settimane o si accompagna a perdita di peso e altri sintomi, è importante indagare la causa.
2. Quanto dura in media la perdita di appetito dopo l’influenza?
Generalmente da pochi giorni fino a una settimana. Il corpo impiega tempo per recuperare energia e ristabilire le normali funzioni digestive. Se l’inappetenza dura oltre i 10 giorni, può essere utile un controllo medico.
3. Perché non ho fame ma sto bene fisicamente?
Può essere una fase transitoria dovuta a fattori psicologici, cambiamenti di abitudini o alimentazione monotona. Anche la disidratazione può ridurre la percezione della fame. In questi casi, provare a variare i pasti e mantenere una buona idratazione può aiutare.
4. Cosa posso mangiare se non ho appetito ma devo nutrirmi?
Opta per pasti piccoli ma nutrienti: frullati, creme di verdura, yogurt con frutta secca, piatti unici leggeri. L’obiettivo è garantire i nutrienti essenziali senza appesantire lo stomaco.
5. Un neonato che rifiuta il latte ha inappetenza?
Potrebbe essere inappetenza, ma nei neonati il rifiuto del latte può indicare anche problemi come reflusso, infezioni o fastidi intestinali. In ogni caso, è fondamentale contattare subito il pediatra.
6. Come aiutare un anziano che non ha più voglia di mangiare?
Coinvolgere l’aspetto sociale (pasti in compagnia), rendere i piatti visivamente invitanti e scegliere alimenti facili da masticare e digerire può aiutare molto. A volte basta creare un rituale piacevole attorno al momento del pasto per stimolare l’appetito.
Spesso viene indicato di bere un bicchiere d’acqua per contrastare inappetenza o al contrario il senso di fame. Se ti chiedi come assumere correttamente l’acqua e mantenere la giusta idratazione leggi il nostro approfondimento: “Bere troppa acqua fa male?“
Bibliografia
- Ministero della Salute – Linee guida per una sana alimentazione italiana. Revisione 2023.
- Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) – Diet, Nutrition and the Prevention of Chronic Diseases, WHO Technical Report Series, 2003.
- National Cancer Institute (NCI) – Loss of Appetite (Anorexia) and Cancer Treatment. Aggiornamento 2024.
- Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU) – Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia per la popolazione italiana (LARN), IV Revisione, 2014.
- British Dietetic Association (BDA) – Managing poor appetite. 2022.
- American Journal of Clinical Nutrition – “Loss of appetite in illness: clinical patterns and nutritional impact”, vol. 115, n. 4, 2022.
- National Institute for Health and Care Excellence (NICE) – Nutrition support in adults: oral nutrition support, enteral tube feeding and parenteral nutrition (Clinical Guideline CG32), 2017.
- World Cancer Research Fund (WCRF) – Nutrition and Cancer Prevention Recommendations, 2020.


