I disturbi del comportamento alimentare (DCA) sono un gruppo eterogeneo di patologie, caratterizzate dall’adozione di abitudini alimentari disfunzionali, fra cui le più diffuse sono anoressia e bulimia.
Per parlare del trattamento dei DCA, dobbiamo innanzitutto ricordarci che i sintomi di un disturbo alimentare rappresentano sempre dei segnali, l’unico modo che chi ne soffre ha trovato per esprimere il proprio disagio. Il cibo, la sua assunzione o la sua privazione rappresentano dei modi per comunicare un qualcosa che non è possibile esprimere a parole, significati personali e ferite che non riescono a trovare altro spazio.
Ricordiamoci poi che questi disturbi coinvolgono più aree della vita di una persona, dalla salute, al rendimento scolastico/lavorativo, alle relazioni. È per questo che quando siamo di fronte a un disturbo alimentare che, come abbiamo visto, ha delle caratteristiche ben precise, è fondamentale un trattamento multidisciplinare che preveda una stretta collaborazione tra psicoterapeuta, dietologo o nutrizionista, psichiatra e medico di base o pediatra.
Quali sono le conseguenze di un disturbo alimentare?
I DCA portano a importanti conseguenze per chi ne soffre e per i suoi familiari. I comportamenti alimentari disfunzionali, ma soprattutto il pensiero ossessivo sulla dieta, sul peso e sul corpo causano grandi compromissioni del benessere e del funzionamento psicologico e sociale. A causa di questi pensieri piano piano si rinuncia alle uscite, ai momenti di condivisione, si creano tensioni in famiglia. La persona finisce per isolarsi all’interno della bolla creata dal disturbo, in compagnia dei suoi pensieri che non la lasciano mai, spesso anche durante i sogni.
Inoltre, i DCA possono portare a importanti compromissioni dal punto di vista fisico dovute al sottopeso e a squilibri ormonali e elettrolitici.
Purtroppo solo una pochissima percentuale di persone che soffrono di un DCA chiedono aiuto, per vergogna o per paura. I dati ci dicono che la tempestività nel trattamento è fondamentale! Infatti i DCA tendono a cronicizzare e più tardi si interviene più difficile sarà scardinare le convinzioni granitiche create dal disturbo.
Come si può guarire dal disturbo alimentare?
Dal punto di vista psicologico, la terapia ha lo scopo di aiutare le persone a riappropriarsi di schemi di assunzione di cibo regolari in modo da raggiungere un peso salutare (fondamentale per poter continuare la terapia), ma anche ad acquisire consapevolezza delle proprie convinzioni e abitudini disfunzionali. Durante la terapia si imparano anche delle nuove strategie di gestione dello stress e dei problemi interpersonali, così da utilizzare altri canali comunicativi per il proprio disagio, diversi dai sintomi. Spesso la consapevolezza della malattia è molto scarsa e la paura di affrontare un cambiamento, di abbandonare strade che seppur dolorose sono familiari è altissima e angosciosa. È per questo che una parte del trattamento si focalizza sulla costruzione della motivazione alla cura. Fondamentale è poi riuscire a costruire una buona alleanza terapeutica e una relazione di ascolto e non giudizio. Terapeuta e paziente intraprendono insieme un viaggio in cui devono diventare alleati contro la forza della malattia e la sua pervasività, consapevoli di come il cambiamento non sia un processo lineare privo di ostacoli.
La terapia cognitivo-comportamentale ha dimostrato di avere una comprovata efficacia nel trattamento di questi disturbi e si avvale di protocolli e strumenti specifici.
In generale il trattamento può svolgersi a diversi livelli di intensità, a seconda della gravità e della necessità. Normalmente, se possibile, si inizia con un trattamento ambulatoriale, perché è quello che interferisce meno con la vita della persona. Qualora la gravità della condizione non lo permettesse, deve essere preso in considerazione un trattamento definito intensivo, in day-hospital o residenziale.