La magrezza viene definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità pericolosa per la salute, quando il soggetto ha BMI inferiore a 18,5 , ovvero un indice di massa corporea particolarmente basso. Il BMI, infatti, è un indicatore rapido per poter determinare i livelli, non solo di sovrappeso e obesità, ma anche di sottopeso.
Anche il sovrappeso grave o l’obesità è un problema molto comune, spesso correlato allo stile di vita moderno. Quando un soggetto ha un BMI tra 25 e 29,9 può verificarsi lo sviluppo di disturbi e malattie importanti. Se invece il BMI è uguale o superiore a 30 c’è un rischio da moderato ad alto e si possono sviluppare patologie croniche.
Sono molto frequenti anche i casi di magrezza eccessiva, caratterizzata da strutture ossee prominenti con uno strato esiguo di adipe: in questo caso il tessuto adiposo, organo endocrino dinamico, non può esser coinvolto nell’ampia gamma di processi biologici e metabolici necessari all’omeostasi fisiologica.
E’ importante in questi soggetti stabilire se si tratta di magrezza di tipo costituzionale dovuta a cause fisiologiche o patologiche: è necessario un approfondimento clinico-psicologico e comportamentale. Può esserci la presenza di patologie che causano un eccessivo consumo energetico come tumori, ipertiroidismo, infezioni croniche, scarsa capacità assorbitiva a livello gastrointestinale oppure un deficit enzimatico, che facilita la presenza di molecole indigerite, con un aumento della motilità intestinale, il richiamo di liquidi e la conseguente diarrea.
Se si possono escludere queste condizioni cliniche, si devono considerare le abitudini alimentari, comportamentali, sociali che possono essere responsabili dell’eccessiva magrezza.
Si deve valutare la quantità di tessuto adiposo che l’organismo ha a disposizione: possono esserci poche cellule adipose e la difficoltà a non riuscire ad ingrassare, pur stimolandone l’aumento. E’ importante che l’apporto calorico immagazzinato sia sufficiente a soddisfare l’utilizzo creando un bilancio energetico costante, in modo che i depositi corporei tamponino le differenze tra apporto e consumo.
A volte le persone che mostrano tanta magrezza e delle quali possiamo appunto escludere le varie patologie, non si piacciono per diverse ragioni e percepiscono una sovrastima dell’introito energetico: sono infatti convinte di assumere una quantità di cibo più che sufficiente al loro fabbisogno, ma in realtà, esso è ben al di sotto delle loro necessità. Con il tempo, questi individui hanno un volume gastrico ridotto, che li rende incapaci di introdurre una capacità adeguata di cibo e diventano così inappetenti.
Ne consegue che nella magrezza patologica il calo ponderale si accompagna spesso a perdita della massa ossea con demineralizzazione, perdita muscolare, complicazioni di tipo renale, balzi di umore, tristezza, squilibrio metabolico e soprattutto disagio psicosociale, che peggiora la qualità della vita. Bisogna considerare la situazione nel complesso, intervenire con una dieta equilibrata e leggermente ipercalorica rispetto ai consumi energetici, stimolando la massa grassa e quella magra, aumentando progressivamente di peso per evitare di iperstimolare il metabolismo.
Il regime alimentare deve previlegiare i cibi freschi, le cotture semplici, i cereali integrali e i grassi buoni. Decidere cosa mangiare o non mangiare dipende da ciascuno di noi ed accettare una dieta adatta alla propria situazione significa stare meglio: è un’opportunità di benessere e il peso forma rappresenta sicuramente una tappa importante per conseguire uno stato di salute psicofisica. All’inizio può sembrare un impegno difficile, ma è utile trovare una motivazione che aiuti a vivere la determinazione verso la scelta giusta, uno stile di vita sano.