Prefazione
La sindrome dell’ovaio policistico, comunemente indicata con l’acronimo PCOS, Polycystic Ovary Syndrome, è una condizione che colpisce circa il 5-10% delle donne in età fertile, con conseguenze che hanno un forte impatto sulla loro salute, modificando qualità e stie di vita. La PCOS determina importanti cambiamenti da un punto di vista:
- Ormonale;
- Metabolico
- Riproduttivo;
- Psicologico.
È una condizione che incontro spesso nel mio studio, soprattutto tra donne giovani che si presentano confuse, frustrate e, talvolta, ignorate dal punto di vista medico. Le cause della PCOS non sono ancora del tutto chiare e non è stato individuato un singolo evento patogenetico. Ciò che appare evidente è che i sintomi possono essere subdoli ma profondamente impattanti: cicli irregolari, acne persistente, aumento di peso difficile da controllare, sbalzi dell’umore, fino a problematiche di fertilità. E’ questo che spinge molte donne a voler cercare un approccio naturale e mirato che le aiuti a ritrovare equilibrio, non solo ormonale ma anche emotivo.
È qui che entra in gioco l’alimentazione, e in particolare la dieta chetogenica. Negli ultimi anni è ampiamente cresciuto l’interesse verso questa strategia nutrizionale, che, se ben strutturata, può rappresentare una vera svolta per chi soffre di PCOS. Ma attenzione: non si tratta della “solita dieta fai-da-te”, né di un protocollo rigido e privo di equilibrio. Parliamo invece di un approccio personalizzato, fondato su evidenze scientifiche, che agisce a livello metabolico e ormonale, aiutando il corpo a ritrovare il suo ritmo naturale.
In questo articolo, verranno approfonditi i principali meccanismi che legano la dieta chetogenica alla PCOS, con uno sguardo attento anche alle esigenze del ciclo mestruale e alle diverse fasi che lo compongono. Ti spiegherò in modo chiaro e accessibile che cos’è e come funziona la chetosi, quali alimenti privilegiare, cosa evitare, e come strutturare i pasti in funzione del tuo benessere ormonale. A supporto di tutto questo, riporterò delle casistiche trattate, nelle quali potresti rispecchiarti, per avvalorare quanto uno stile di vita sano, con un’alimentazione specifica e ben bilanciata, possa davvero fare la differenza.
Tabella dei Contenuti
Introduzione
La sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) è una delle condizioni endocrine più comuni tra le donne in età fertile. Nonostante la sua diffusione, spesso viene sottovalutata o mal compresa, lasciando chi ne soffre con tante domande e poche risposte concrete. Oltre ai sintomi più noti, come quelli precedentemente elencati, la PCOS può influenzare profondamente la qualità della vita e la salute a lungo termine, con impatti sul metabolismo, sull’equilibrio ormonale e sulla fertilità.
Negli ultimi anni, sempre più studi e casi clinici hanno messo in luce un legame interessante: l’alimentazione può giocare un ruolo cruciale nel miglioramento dei sintomi legati alla PCOS, e tra gli approcci più discussi troviamo la dieta chetogenica. Ma perché questo tipo di alimentazione sta attirando tanta attenzione nel contesto della salute ormonale femminile?
La dieta chetogenica, si sviluppa intorno agli anni ’20 e nasce come terapia per l’epilessia in bambini che presentano resistenza all’approccio farmacologico. La particolarità di questo regime alimentare si basa sulla sua capacità di innescare un vero e proprio reset metabolico, modificando la modalità con cui l’organismo ricava l’energia rispetto allo stato fisiologico. Questo porta a far sì che il corpo utilizzi i grassi come primaria fonte energetica e non gli zuccheri. Per ottenere questo cambiamento è necessario quindi un forte abbassamento dell’introito di carboidrati a favore di grassi buoni e un adeguato apporto di proteine. Questa modifica profonda del metabolismo porta il corpo a entrare in uno stato chiamato chetosi, che, tra le varie conseguenze, può contribuire a ridurre l’insulino-resistenza – uno dei meccanismi centrali nella PCOS.
Nel mio lavoro quotidiano, è frequente seguire pazienti con PCOS che, grazie a un piano nutrizionale strutturato in chiave chetogenica, hanno riscontrato miglioramenti tangibili: regolarizzazione del ciclo, calo ponderale, miglioramento dell’umore, aumento dell’energia. Naturalmente, ogni percorso è diverso, e l’approccio va sempre personalizzato e supervisionato da un professionista.
In questo articolo esploreremo nel dettaglio cosa sia la PCOS, come funziona la dieta chetogenica, quali sono i suoi effetti sul ciclo mestruale e in che modo può diventare una strategia efficace – e sostenibile – per ritrovare l’equilibrio ormonale.
1. Cos’è la PCOS e quali sono i sintomi principali
1.1 Che cos’è la sindrome dell’ovaio policistico (PCOS)
La PCOS (Polycystic Ovary Syndrome) è una disfunzione ormonale complessa che coinvolge vari sistemi dell’organismo femminile, non solo l’apparato riproduttivo. Il nome può trarre in inganno: non tutte le donne affette da PCOS presentano vere e proprie “cisti” ovariche. In realtà, il termine fa riferimento alla morfologia ovarica spesso osservata tramite ecografia, dove si nota la presenza di piccoli follicoli disposti “a corona”, che riflettono una disfunzione dell’ovulazione.
Dal punto di vista clinico, la PCOS viene diagnosticata sulla base di almeno due dei tre criteri di Rotterdam:
- Cicli anovulatori o irregolari
- Iperandrogenismo (eccesso di ormoni maschili)
- Ovaie policistiche all’ecografia
1.2 I principali sintomi della PCOS
Chi soffre di PCOS può sperimentare una vasta gamma di sintomi, alcuni dei quali sono più visibili, altri più “silenziosi”. Tra i più comuni troviamo:
- Ciclo mestruale irregolare o assente: spesso il primo campanello d’allarme.
- Acne, pelle grassa, eccesso di peluria (irsutismo): legati a un aumento degli androgeni.
- Difficoltà nel dimagrimento o aumento di peso, soprattutto sull’addome.
- Sbalzi d’umore, affaticamento e difficoltà di concentrazione.
- Infertilità o difficoltà nel concepimento.
Una delle frasi che sento più spesso da parte delle pazienti è: “Mi sembra di seguire la dieta, ma non succede niente.” Ed è qui che il sospetto PCOS può farsi strada, soprattutto se associato a segni di insulino-resistenza. Per questo motivo è fondamentale un sostegno adeguato a queste pazienti, perché oltre ai cambiamenti peggiorativi, aumenta la frustrazione di non vedere alcun cambiamento e risultato nonostante l’impegno.

1.3 Il ruolo dell’insulino-resistenza nella PCOS
Uno degli aspetti più centrali – e spesso sottovalutati – della PCOS è la resistenza all’insulina. Le causa dell’insulino resistenza non sono ancora del tutto note, ma quello che si evidenzia e che i recettori preposti a legare l’insulina, per favorire l’ingresso del glucosio nelle cellule, sono presenti in numero inadeguato o presentano un’alterata funzionalità. Va però ricordato che insulina non gioca solo un ruolo nell’abbassamento della glicemia. Infatti, alti livelli di insulina inibiscono la lipolisi, cioè il consumo dei grassi, creando un circolo vizioso per cui non si vedono oscillazioni nel proprio peso. Inoltre l’eccesso di insulina ha un effetto diretto sulle ovaie, stimolandole a produrre più androgeni (ormoni maschili) e bloccando così l’ovulazione.
Questo squilibrio contribuisce a:
- favorire l’accumulo di grasso viscerale, ovvero il tessuto adiposo concentrato dentro la cavità addominale e distribuito tra gli organi interni e il tronco;
- mantenere alti livelli di infiammazione cronica;
- aumentare il rischio di diabete di tipo 2, sindrome metabolica e malattie cardiovascolari.
1.4 PCOS e alimentazione: un legame da non sottovalutare
Negli ultimi anni, numerosi studi hanno confermato che l’alimentazione gioca un ruolo fondamentale nel modulare i sintomi della PCOS. Non si tratta solo di perdere peso, ma di intervenire sui meccanismi ormonali e metabolici alla base della sindrome.
Una dieta adatta può:
- migliorare la sensibilità insulinica;
- ridurre i livelli di androgeni;
- aiutare a regolarizzare l’ovulazione e il ciclo mestruale;
- supportare il benessere psicofisico complessivo.
Nei prossimi capitoli esploreremo nel dettaglio come la dieta chetogenica, se correttamente impostata, può rispondere proprio a questi bisogni, diventando una strategia nutrizionale efficace per chi convive con la PCOS.
2. Come funziona la dieta chetogenica
2.1 Che cos’è la dieta chetogenica
La dieta chetogenica, spesso abbreviata in “keto”, è un regime alimentare che si basa su un drastico ridimensionamento dei carboidrati (generalmente sotto i 30-50g al giorno) a favore di un aumento dei grassi buoni e di una quantità moderata di proteine. Normalmente, la fonte di energia principalmente utilizzata dal nostro organismo è rappresentata dal glucosio. Nella dieta chetogenica, invece, si porta il corpo in uno stato metabolico chiamato chetosi, in cui si inizia a utilizzare i grassi – anziché il glucosio – come fonte principale di energia.
Questa strategia di cambio della fonte energetica può fare una grande differenza, soprattutto per chi lotta contro insulino-resistenza e difficoltà a perdere peso.
Per approfondire il topic Dieta Chetogenica, leggi il nostro approfondimento dedicato: Dieta Chetogenica, cos’è benefici e schema dei 21 giorni.
2.2 Cosa significa entrare in chetosi

La chetosi è uno stato fisiologico (da non confondere con la chetoacidosi patologica) in cui il fegato trasforma i grassi in corpi chetonici, utilizzabili dalle cellule, incluso il cervello, come fonte energetica. Entrare in chetosi richiede solitamente 2-4 giorni. In questa fase di transizione, si possono avvertire sintomi come stanchezza, mal di testa, brain fog e alito acetoso. Nei giorni successivi, non appena l’organismo è pienamente in grado di trarre energia dai grassi, aumentano le seguenti sensazioni:
I segnali tipici della chetosi includono:
- alito acetoso,
- riduzione della fame,
- aumento dell’energia mentale,
- perdita rapida di liquidi nei primi giorni.
In studio, una delle prime cose che faccio è spiegare bene questa fase alle pazienti: alcune si spaventano per la “cheto-influenza” (mal di testa, stanchezza iniziale), ma sapere che si tratta di un passaggio transitorio aiuta moltissimo ad affrontarlo.
2.3 I macronutrienti nella dieta chetogenica
La ripartizione classica dei macronutrienti nella dieta chetogenica è la seguente:
- Grassi: 70-75%
- Proteine: 20-25%
- Carboidrati: 5-10%
Ma attenzione: non è solo una questione di quantità, è anche una questione di qualità.
>> Grassi consigliati: olio extravergine d’oliva, avocado, frutta secca, pesce grasso (come salmone e sgombro), semi oleosi.
>> Proteine scelte con criterio: carne magra, pesce, uova, latticini fermentati.
>> Carboidrati da fonti vegetali: verdure a basso indice glicemico, come zucchine, broccoli, spinaci, cavolfiore.
APPROFONDIMENTO: INDICE GLICEMICO vs CARICO GLICEMICO
Prima di procedere è bene fare una piccola precisazione.
L’indice glicemico è un parametro nutrizionale elaborato agli inizi degli anni ’80, dal prof. Jenkins dell’Università di Toronto, che classifica gli alimenti in base alla quantità di glucosio che rilasciano nel sangue e, in particolare, in base alla loro capacità di fare alzare la glicemia.
Il carico glicemico è un secondo indicatore nutrizionale che valuta l’effetto sulla glicemia di un alimento basandosi sulle quantità effettivamente consumate. Quindi, mentre l’indice glicemico è la misura della qualità dei carboidrati, il carico glicemico è la misura della loro quantità: tiene conto sia dell’IG che del contenuto di zuccheri per porzione consumata.
2.4 Come monitorare la chetosi e i parametri metabolici
Per assicurarsi che l’organismo sia entrato in chetosi, è possibile utilizzare:
- Strisce urinarie (economiche ma meno precise). Nel caso di un inizio di una dieta chetogenica, vanno comunque molto bene, perché è sufficiente valutare se un paziente è in chetosi o meno, quindi è un test a scopo qualitativo, non quantitativo.
- Misuratori del respiro (che rilevano l’acetone),
- Misuratori del sangue (più accurati, rilevano i beta-idrossibutirrati).
Nel mio approccio professionale, consiglio sempre anche di tenere sotto controllo:
- Glicemia a digiuno
- Insulina
- Emoglobina glicata: indicata come HbA1c, è un parametro che valuta la glicemia media degli ultimi 2/3 mesi, pertanto è una valutazione più indicativa rispetto alla glicemia a digiuno
- Indice HOMA-IR: è un calcolo matematico che misura la sensibilità all’insulina.

Questi parametri aiutano a capire come il corpo sta reagendo alla dieta e se si stanno ottenendo miglioramenti nella sensibilità insulinica.
2.5 Tabella di alimenti concessi
Categoria
Alimenti concessi (consultare SEMPRE un nutrizionista per valutare le verdure limitatamente concesse)
Categoria | Alimenti Concessi |
---|---|
Verdure | Zucchine, broccoli, cavolfiore, spinaci, cetrioli |
Proteine | Uova, pollo, manzo magro, salmone, tonno, tofu |
Grassi buoni | Olio EVO, avocado, noci, mandorle, semi oleosi |
Latticini | Yogurt greco intero, formaggi stagionati |
Bevande | Acqua, tè verde, tisane non zuccherate e senza frutta disidratata in pezzi |
Nota: questa tabella è solo indicativa: ogni piano alimentare chetogenico deve essere personalizzato, tenendo conto delle esigenze individuali, dello stile di vita e delle eventuali carenze nutrizionali.
Vuoi approfondire la Dieta per Ovaio policistico? Leggi l’articolo dedicato: Alimenti utili e cibi da evitare.
3. Dieta chetogenica e ciclo mestruale: cosa dice la scienza
3.1 L’alimentazione e il ciclo mestruale: un legame spesso sottovalutato
Il ciclo mestruale è un vero e proprio specchio dello stato di salute ormonale femminile. Alterazioni del ciclo – che si manifestano con ritardi, assenza di mestruazioni o cicli particolarmente dolorosi – possono essere indicatori di squilibri metabolici profondi. L’alimentazione ha un impatto diretto sul ciclo mestruale, influenzando la produzione di ormoni come insulina, leptina, cortisolo, estrogeni e progesterone.
Molte pazienti mi raccontano di non aver mai pensato che la dieta potesse avere un’influenza così forte sulle mestruazioni. In realtà, quello che mangiamo regola i segnali ormonali che orchestrano ogni fase del ciclo.
3.2 Dieta chetogenica e regolarizzazione del ciclo
Diversi studi clinici hanno osservato che una dieta chetogenica può contribuire in modo significativo alla regolarizzazione del ciclo mestruale nelle donne affette da PCOS. Questo accade principalmente per due motivi:

- Riduzione dell’insulino-resistenza: come visto nel capitolo precedente, la chetosi migliora la sensibilità all’insulina, favorendo un calo della produzione ovarica di androgeni.
- Ripristino dell’ovulazione: diminuendo l’eccesso di ormoni maschili e migliorando il profilo metabolico, il corpo può tornare a ovulare con maggiore regolarità.
Molte delle mie pazienti che seguono correttamente un piano chetogenico, già dopo 2-3 mesi, riportano un ritorno del ciclo mestruale dopo mesi – o addirittura anni – di amenorrea.
3.3 Chetosi e ciclo mestruale anticipato o modificato
Un tema curioso e spesso frainteso riguarda la possibilità che la dieta chetogenica possa anticipare il ciclo mestruale o modificarne le caratteristiche. In realtà, l’adattamento iniziale del corpo allo stato di chetosi può causare piccoli cambiamenti transitori nella durata o nella quantità del flusso mestruale. Questo avviene soprattutto:
- nei primi mesi di dieta;
- in soggetti molto sensibili ai cambiamenti metabolici;
- quando la riduzione calorica è eccessiva.
Queste variazioni, se monitorate da un professionista, non devono destare allarme, ma anzi sono segnali del fatto che il corpo sta rispondendo a un nuovo assetto ormonale. E’ fondamentale ricordare che il corpo necessita di tempo per fare fronte ai cambiamenti e adattarsi.
Scopri in che consiste la Dieta Chetogenica! Leggi la nostra guida: Dieta Chetogenica Benefici e Controindicazioni.
3.4 Rischio amenorrea e restrizioni eccessive
Attenzione però: se la dieta chetogenica è mal impostata – ad esempio troppo ipocalorica, povera di micronutrienti o priva di un’adeguata varietà – può portare a disturbi del ciclo, fino all’amenorrea. Questo rischio è maggiore:
- in donne con un basso indice di massa corporea;
- in soggetti sottoposti a forte stress fisico o mentale;
- in caso di digiuni prolungati non monitorati.
Nella mia esperienza, i casi di amenorrea in dieta chetogenica sono rari ma esistono, e si verificano quasi sempre per autogestione estrema o percorsi non supervisionati.
3.5 Dieta cheto, sovrappeso e ovulazione
Nelle donne con PCOS e sovrappeso, la perdita anche del 5-10% del peso corporeo può avere un effetto enorme sull’equilibrio ormonale e sulla ripresa dell’ovulazione. La dieta chetogenica si dimostra spesso molto efficace nel favorire questo dimagrimento proprio perché agisce su due fronti:
- promuove l’utilizzo dei grassi come carburante;
- riduce la fame e i picchi glicemici, migliorando l’aderenza al piano alimentare.
Come dico sempre alle mie pazienti: “La dieta chetogenica non è solo uno strumento per perdere peso, ma una chiave per sbloccare un equilibrio ormonale più profondo.”
👉 Per questo è fondamentale non ignorare uno dei segnali più delicati ovvero l’amenorrea.
4. Amenorrea e alimentazione: cosa sapere
4.1 Che cos’è l’amenorrea e perché non va sottovalutata
L’amenorrea è definita come l’assenza di ciclo mestruale per almeno tre mesi consecutivi (in caso di cicli precedentemente regolari) o sei mesi (in caso di cicli storicamente irregolari). Si tratta di un segnale importante, non solo dal punto di vista riproduttivo, ma anche come spia di un disequilibrio sistemico che coinvolge metabolismo, ormoni e stato nutrizionale.
Nel mio lavoro ambulatoriale, l’amenorrea è spesso un punto di arrivo dopo mesi – a volte anni – di segnali ignorati: cali drastici di peso, eccesso di esercizio fisico, stress cronico o diete troppo restrittive.
4.2 Le cause nutrizionali dell’amenorrea
Tra le cause più frequenti legate all’alimentazione troviamo:
- Diete ipocaloriche estreme, in cui le calorie introdotte non sono sufficienti a sostenere le funzioni vitali, tra cui la produzione di ormoni sessuali.
- Deficit di grassi alimentari, essenziali per la sintesi degli estrogeni.
- Carboidrati troppo bassi per un periodo prolungato, che possono influenzare la produzione di leptina e altre molecole chiave nella regolazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-ovaio.
- Perdita rapida e significativa di peso corporeo, che il corpo interpreta come una condizione di allarme, sospendendo temporaneamente l’ovulazione.
Non a caso, molte donne con amenorrea ipotalamica mostrano valori molto bassi di FSH, LH e estrogeni: un quadro che si può invertire solo ricostruendo un equilibrio nutrizionale stabile e sostenibile.
4.3 Dieta chetogenica e rischio amenorrea: il punto critico
Una dieta chetogenica non equilibrata può facilmente rientrare tra le cause di amenorrea, soprattutto quando:
- viene seguita senza un’adeguata supervisione professionale;
- non si tiene conto del fabbisogno energetico reale;
- si limita l’apporto di vitamine del gruppo B, ferro, omega-3 e zinco, tutti nutrienti essenziali per la salute ormonale.

In alcune pazienti molto magre o molto attive fisicamente, l’inizio della dieta chetogenica ha portato a un peggioramento dell’amenorrea proprio per un apporto calorico insufficiente. In questi casi, è assolutamente necessario modulare il piano alimentare aumentando progressivamente le calorie e reintegrando alcuni carboidrati strategici per ristabilire il ciclo. Questo significa che in alcuni casi specifici, la chetogenica NON è una strategia da prendere in considerazione, perché non porterebbe alcun beneficio.
Vuoi approfondire cosa causa l’Amenorrea Secondaria? Leggi l’articolo dedicato: Amenorrea Secondaria: cause, sintomi e rimedi.
4.4 Come affrontare l’amenorrea con l’alimentazione giusta
Per affrontare e risolvere l’amenorrea con l’alimentazione è fondamentale:
Assicurare un intake energetico adeguato
Assicurare un intake energetico adeguato, che supporti tutte le funzioni fisiologiche.
Non demonizzare i carboidrati
Non demonizzare i carboidrati, ma valutarli con attenzione in base al quadro metabolico. Dobbiamo sempre ricordare che il glucosio è la fonte di energia principale per il nostro organismo.
Inserire grassi buoni in ogni pasto
Inserire grassi buoni in ogni pasto (avocado, olio EVO, frutta secca, pesce grasso).
Monitorare lo stato nutrizionale
Monitorare lo stato nutrizionale con analisi periodiche (vitamina D, ferritina, TSH, FSH, LH, estradiolo).
Per le pazienti con amenorrea e PCOS, o in generale per chi intraprende una dieta chetogenica, va poi necessariamente affiancata una fase di transizione, ovvero un programma di reintroduzione graduale dei carboidrati, che sia focalizzato sulla personalizzazione completa del percorso, affinché il corpo non percepisca più la dieta come una “minaccia”.
5. Consigli pratici: come strutturare i pasti
5.1 Adattare la dieta chetogenica alle fasi del ciclo mestruale
Una delle chiavi per rendere la dieta chetogenica sostenibile e realmente efficace in chi soffre di PCOS è modularla in base alle fasi del ciclo mestruale. Ogni fase comporta cambiamenti ormonali che influenzano il metabolismo, l’umore, la fame e il fabbisogno nutrizionale.
Nel mio approccio professionale, spiego sempre che il ciclo mestruale non è un monolite, ma un sistema ciclico in quattro fasi, ognuna con esigenze diverse:
Fase mestruale (giorni 1–5)
Il corpo ha bisogno di ferro e alimenti antinfiammatori. Ottimi: carne rossa magra, pesce azzurro, verdure a foglia verde, semi di lino.
Fase follicolare (giorni 6–13)
Si alza l’energia, migliora la sensibilità insulinica. Si possono inserire piccole quantità di carboidrati a basso indice glicemico (come zucca o frutti di bosco).
Fase ovulatoria (giorni 14–16)
Fase di massima fertilità, aumentano estrogeni e testosterone. Serve energia e antiossidanti: via libera a uova, avocado, olio EVO, semi di sesamo.
Fase luteale (giorni 17–28)
Aumenta il progesterone, possibile calo dell’umore e ritenzione idrica. Consiglio alimenti ricchi di magnesio e B6: cioccolato fondente (minimo 85%), spinaci, noci, salmone.
Integrare la dieta chetogenica con questo ritmo ciclico migliora aderenza, benessere e risultati.
5.2 Evitare carenze nutrizionali
Uno dei rischi delle diete a lungo termine, soprattutto se rigide, è quello delle carenze nutrizionali. Con la dieta chetogenica, le più comuni sono:
- Magnesio: fondamentale per il tono dell’umore e la regolazione dell’insulina.
- Potassio e sodio: si perdono facilmente all’inizio della chetosi, vanno reintegrati con verdure e brodi.
- Vitamine del gruppo B: coinvolte nel metabolismo degli ormoni e nella produzione di energia.
- Ferro: importante nelle donne in età fertile, soprattutto in presenza di cicli abbondanti o mestruazioni ravvicinate.
La personalizzazione del piano alimentare può essere fatta anche con piccoli accorgimenti: spezie funzionali (come la cannella o la curcuma), superfood ricchi di micronutrienti e, se necessario, integrazione mirata su base ematochimica.
5.3 Esempio di giornata tipo in cheto-dieta ciclica
Ecco un esempio orientativo di giornata-tipo durante la fase follicolare, in una dieta chetogenica adattata alla PCOS:
- Colazione: Uova strapazzate con avocado e semi di chia, tisana zenzero e limone.
- Spuntino: Manciata di mandorle e 4-5 mirtilli.
- Pranzo: Salmone alla piastra, insalata di spinaci con olio EVO e semi di zucca.
- Merenda: Yogurt greco intero con cannella e un cucchiaino di tahina.
- Cena: Pollo al curry con zucchine trifolate e olio di cocco.
Questa impostazione, variata secondo stagione e gusti, permette di mantenere la chetosi, nutrire gli ormoni e ridurre l’infiammazione sistemica.
6. Conclusione
6.1 Riepilogo dei benefici della dieta chetogenica per chi soffre di PCOS
La dieta chetogenica, se ben calibrata e adattata ai bisogni individuali, può rappresentare una svolta significativa per le donne con PCOS. In questo articolo abbiamo visto come essa non sia solo un protocollo “dimagrante”, ma un vero e proprio intervento metabolico e ormonale che lavora in profondità su:
- Regolarizzazione del ciclo mestruale, grazie alla riduzione dell’insulino-resistenza;
- Ripristino dell’ovulazione e miglioramento della fertilità;
- Diminuzione dei livelli di androgeni, con effetti positivi su acne, irsutismo e alopecia;
- Controllo del peso corporeo e riduzione dell’infiammazione;
- Maggiore energia e benessere mentale, grazie a un equilibrio glicemico più stabile.
Ogni giorno, attraverso il mio lavoro posso osservare, nel concreto, quanto il cibo possa diventare medicina quando usato nel modo giusto. Ogni paziente ha una storia unica, e una dieta chetogenica efficace parte sempre da una valutazione personalizzata e da un monitoraggio continuo, evitando il “fai da te” che spesso porta a frustrazioni e risultati controproducenti.
6.2 Call to Action
Se ti riconosci nei sintomi della PCOS, se hai provato diete che non hanno funzionato o se semplicemente vuoi approfondire il legame tra alimentazione e ormoni, non sei sola. Il primo passo è capire di cosa ha bisogno il tuo corpo, e iniziare un percorso nutrizionale cucito su misura per te.
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La tua salute ormonale è un percorso, non una meta. E in questo viaggio, l’alimentazione può diventare la tua alleata più preziosa.
Bibliografia
Queste fonti aiutano a comprendere in modo approfondito i meccanismi fisiopatologici della PCOS e le implicazioni nutrizionali delle diete a basso contenuto di carboidrati, inclusa la chetogenica. Per ogni ulteriore approfondimento, ti consiglio di consultare un nutrizionista specializzato che possa guidarti in base al tuo quadro clinico.
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Queste fonti aiutano a comprendere in modo approfondito i meccanismi fisiopatologici della PCOS e le implicazioni nutrizionali delle diete a basso contenuto di carboidrati, inclusa la chetogenica. Per ogni ulteriore approfondimento, ti consiglio di consultare un nutrizionista specializzato che possa guidarti in base al tuo quadro clinico.
