Ciao, sono la Dr.ssa Enrica Rampazzo, Biologa Nutrizionista Funzionale con una formazione accademica in Biotecnologie Farmaceutiche presso l’Università di Padova. Dopo 16 anni di esperienza nella ricerca oncologica all’Istituto Oncologico Veneto (IOV), ho avuto il privilegio di approfondire il legame tra alimentazione, salute e genetica, ottenendo pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali. Nel corso della mia carriera, ho acquisito competenze avanzate in Nutrizione Funzionale, che considero un approccio essenziale per affrontare le patologie autoimmuni e neurologiche, temi che seguo da vicino attraverso un percorso multidisciplinare. Collaboro con medici, psicologi e altri professionisti per offrire ai miei pazienti un supporto completo, mirando a ottimizzare il loro benessere fisico e mentale. Tra le problematiche che tratto, le malattie autoimmuni e neurologiche occupano un posto centrale, poiché credo fermamente nell’importanza di un’alimentazione mirata e personalizzata per gestire e migliorare la qualità della vita in questi contesti. In questo articolo esplorerò l’impatto che la nutrizione può avere su malattie come la sclerosi multipla e altre patologie autoimmuni, con un focus sugli approcci dietetici e terapeutici più promettenti.
Tabella dei Contenuti
Introduzione
Le malattie autoimmuni e neurologiche rappresentano un gruppo eterogeneo di condizioni caratterizzate da una risposta immunitaria alterata, che determina danno tissutale a livello del sistema nervoso centrale (SNC) e periferico. Tra queste, la sclerosi multipla (SM), la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) e l’encefalomielite acuta disseminata (ADEM) sono tra le più rappresentative. I meccanismi fisiopatologici sottesi coinvolgono processi infiammatori mediati da cellule T autoreattive, produzione di citochine pro-infiammatorie, disfunzione della barriera ematoencefalica e stress ossidativo [1–3]. Negli ultimi anni, numerose evidenze scientifiche hanno suggerito un ruolo cruciale dell’alimentazione nella modulazione dell’attività immunitaria e infiammatoria, rendendo la dieta un potenziale strumento complementare alle terapie convenzionali [4,5].
1. Demielinizzazione e sintomi iniziali
La demielinizzazione è un processo patologico che comporta la perdita della guaina mielinica che riveste gli assoni nel SNC. Tale fenomeno compromette la velocità e l’efficienza della trasmissione degli impulsi nervosi, conducendo a una varietà di sintomi neurologici [6,7]. La mielina, prodotta dagli oligodendrociti nel SNC, è fondamentale per il corretto funzionamento neuronale; la sua distruzione porta a deficit funzionali anche gravi. Tra i sintomi più comuni si annoverano affaticamento persistente, disturbi visivi come la neurite ottica, parestesie, debolezza muscolare, instabilità posturale e difficoltà nella coordinazione motoria [8–11].
La sclerosi multipla rappresenta il prototipo delle patologie demielinizzanti, con un decorso clinico recidivante-remittente o progressivo e una componente autoimmune ben documentata [12]. L’ADEM, pur condividendo con la SM il danno demielinizzante, si distingue per la sua insorgenza acuta, spesso post-infettiva o post-vaccinale, e per il decorso tendenzialmente monophasico [13]. La SLA, pur essendo una patologia neurodegenerativa, non è considerata una malattia demielinizzante in senso stretto, ma comporta una progressiva perdita dei motoneuroni con conseguente atrofia muscolare e paralisi [14]. Il ruolo dell’infiammazione è rilevante in tutte queste patologie: la microglia attivata e i macrofagi infiltranti contribuiscono al danno mielinico mediante il rilascio di radicali liberi, enzimi proteolitici e citochine pro-infiammatorie [7,12].
2. Il Ruolo dell’alimentazione nelle malattie autoimmuni
L’alimentazione riveste un ruolo fondamentale nella regolazione dell’attività immunitaria. L’interazione tra nutrienti, microbiota intestinale e sistema immunitario è sempre più oggetto di studi, che dimostrano come una dieta squilibrata possa promuovere l’infiammazione sistemica e alterare la tolleranza immunologica [15]. La disbiosi intestinale, ovvero l’alterazione dell’ecosistema microbico intestinale, è stata associata all’insorgenza e alla progressione di malattie autoimmuni, in quanto favorisce la permeabilità intestinale (“leaky gut”) e la traslocazione di antigeni batterici nel circolo sistemico, attivando risposte immunitarie aberranti [15].

Un parametro utile per valutare l’effetto della dieta sull’infiammazione è l’indice infiammatorio dietetico (DII), che tiene conto dell’effetto pro- o anti-infiammatorio di vari nutrienti. Diete ad alto DII, ricche in zuccheri raffinati, grassi trans, carni rosse e alimenti ultraprocessati, sono state correlate a un aumento del rischio di sviluppare malattie autoimmuni, inclusa la SM [16,17]. Un adeguato equilibrio tra acidi grassi omega-3 e omega-6 è anch’esso fondamentale: gli omega-3 esercitano un’azione antinfiammatoria mediata dalla produzione di resolvine e protectine, mentre un eccesso di omega-6 può potenziare la produzione di prostaglandine pro-infiammatorie [5,18].
Si possono utilizzare anche integratori di omega-3 e altri elementi utili al nostro organismo, leggi l’articolo: “Gli integratori alimentari: cosa sono e come si relazionano con i farmaci“
3. Sclerosi Multipla e alimentazione: approcci dietetici
Tra i modelli dietetici proposti per la SM, la dieta Kousmine è una delle prime ad essere stata considerata. Essa si basa sulla riduzione dei grassi saturi, sull’incremento dell’apporto di acidi grassi essenziali, fibre e micronutrienti. Tuttavia, nonostante alcune segnalazioni aneddotiche di miglioramenti, mancano studi clinici controllati che ne confermino l’efficacia terapeutica [19,20].
Di maggiore interesse è la dieta Wahls, sviluppata dalla neurologa Terry Wahls, affetta essa stessa da SM. Questo approccio dietetico, che rappresenta una variante della dieta paleolitica, prevede l’eliminazione di cereali, latticini, legumi e alimenti processati, e l’inclusione di grandi quantità di verdure a foglia verde, crucifere, bacche, carne da animali allevati a pascolo e pesce grasso. Studi clinici randomizzati hanno evidenziato che tale regime può ridurre significativamente la fatica e migliorare la qualità della vita nei pazienti affetti da SM [21–23].
I meccanismi ipotizzati includono la riduzione dello stress ossidativo, il miglioramento della funzionalità mitocondriale e la modulazione del microbiota intestinale [24]. Tuttavia, è importante sottolineare che non esistono evidenze che tale dieta possa arrestare o invertire la progressione della malattia.
4. Dieta e malattie autoimmuni: strategie nutrizionali
L'impiego di composti bioattivi ad azione antinfiammatoria, come i polifenoli, rappresenta una strategia promettente nella gestione delle malattie autoimmuni. I polifenoli, tra cui il resveratrolo, la quercetina e l'epigallocatechina gallato (EGCG), sono molecole vegetali capaci di modulare l'attività di cellule immunitarie, inibire l'attivazione del fattore nucleare NF-kB e ridurre la produzione di citochine pro-infiammatorie [25–27]. L'assunzione regolare di alimenti ricchi in polifenoli, come frutti di bosco, agrumi, tè verde, curcuma, aglio e cipolla, può dunque contribuire a contenere l'attività autoimmune e limitare i danni neuroinfiammatori [27–29].
Diversi studi osservazionali e interventistici hanno evidenziato un'associazione tra un elevato consumo di verdure, frutta, cereali integrali e semi oleosi e un miglioramento dei marcatori infiammatori e della sintomatologia in pazienti con SM [23,30]. Tali alimenti, oltre ai polifenoli, apportano vitamine, minerali e fibre, che svolgono un ruolo chiave nel mantenimento della barriera intestinale e nella regolazione del microbiota.
Sei interessato a scoprire di più sull’alimentazione ad hoc per il cervello? Leggi il mio approfondimento su: “Alimentazione per il Cervello: Nutrienti e Cibi per una mente sana e attiva“
5. Deficit vitaminici e minerali nelle patologie neurologiche e autoimmuni
Numerosi micronutrienti sono fondamentali per la funzionalità del sistema nervoso e per l’equilibrio immunitario. La vitamina D, in particolare, è stata oggetto di intensi studi per il suo ruolo immunomodulante: essa agisce sui linfociti T regolatori e favorisce una risposta immune tollerogenica.
Livelli sierici ridotti di vitamina D sono stati associati a un aumentato rischio di insorgenza di SM e a una maggiore gravità del decorso clinico [31–33]. Alcuni studi clinici hanno dimostrato che l’integrazione con alte dosi di vitamina D può ridurre la frequenza delle recidive in pazienti con forme clinicamente isolate (CIS) o con SM conclamata [33].
La vitamina B12 (cobalamina) è essenziale per la sintesi della mielina e per il metabolismo dei neurotrasmettitori. La sua carenza, che può derivare da malassorbimento, dieta vegana non supplementata, patologie gastrointestinali, o da uso prolungato di farmaci come gli inibitori di pompa protonica (IPP), si associa a sintomi neurologici quali parestesie, atassia e deficit cognitivi, talvolta reversibili con un trattamento tempestivo [34–36].

Altri micronutrienti di rilievo includono zinco, rame, vitamina E e vitamina B6, i quali partecipano alla sintesi di fattori neurotrofici (es. BDNF) e alla protezione contro lo stress ossidativo [15,37].
Un’ ulteriore interessante guida su cosa assumere e perché è in questo articolo: “Vitamine: cosa sono e a cosa servono“.
7. Microimmunoterapia e supporto del sistema immunitario
La microimmunoterapia è una forma di trattamento che impiega molecole immunologiche (come citochine, interleuchine e fattori di crescita) in dosaggi ultra-bassi, secondo i principi dell’omeopatia, con l’obiettivo di ristabilire l’equilibrio immunitario compromesso [38–40]. A differenza degli immunosoppressori tradizionali, la microimmunoterapia mira a stimolare selettivamente la risposta immunitaria tollerogenica, favorendo l’espansione dei linfociti T regolatori (Treg).
Un esempio promettente è l’utilizzo della interleuchina-2 (IL-2) a basse dosi, che ha mostrato efficacia nel promuovere l’attività dei Treg in pazienti con lupus eritematoso sistemico, artrite reumatoide e altre condizioni autoimmuni [41–43]. Sebbene la microimmunoterapia non sostituisca le terapie farmacologiche, essa può rappresentare un supporto utile, soprattutto nei casi con effetti collaterali iatrogeni importanti.
Alcuni alimenti funzionali, tra cui funghi medicinali (Reishi, Shiitake), curcuma, zenzero e aglio, presentano documentate proprietà immunomodulanti, antiossidanti e antinfiammatorie, contribuendo al riequilibrio del sistema immunitario [44–46].
Il loro impiego, all’interno di un contesto dietetico equilibrato, può sinergizzare con la microimmunoterapia.
FAQ – Domande frequenti
Domanda | Risposta |
---|---|
1. Può la dieta curare la Sclerosi Multipla? | No. Non esistono cure dietetiche per la SM. Tuttavia, approcci nutrizionali come la dieta Wahls possono ridurre la fatica, migliorare la qualità di vita e modulare l'infiammazione in modo complementare alle terapie farmacologiche [21–24]. |
2. Quali alimenti riducono l'infiammazione autoimmune? | Frutti rossi, olio extravergine di oliva, tè verde, verdure crucifere, spezie come la curcuma e alimenti ricchi di polifenoli e di acidi grassi omega-3 esercitano effetti antinfiammatori documentati [25–29]. |
3. Perché è importante monitorare vitamina D e B12? | La vitamina D regola la tolleranza immunitaria e la sua carenza è associata alla SM; la B12 è essenziale per la sintesi mielinica e la sua carenza comporta gravi sintomi neurologici, spesso reversibili [31–36]. |
4. Cos'è la microimmunoterapia? | Una terapia integrativa basata sull'uso di citochine e molecole immunologiche a basse dosi per stimolare la regolazione del sistema immunitario senza effetti collaterali sistemici [38–43]. |
Conclusione
La nutrizione gioca un ruolo centrale nella modulazione della risposta immunitaria e dell’infiammazione, fattori chiave nella fisiopatologia delle malattie autoimmuni e neurologiche. Sebbene non sostitutive delle terapie convenzionali, strategie alimentari mirate, l’integrazione di micronutrienti e approcci integrativi come la microimmunoterapia possono migliorare il decorso clinico, la qualità della vita e ridurre gli effetti collaterali dei trattamenti farmacologici. L’intervento precoce e personalizzato rappresenta la chiave per massimizzare i benefici di tali approcci.
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Bibliografia
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