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Dieta per obesità viscerale

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Che cosa è l’obesità viscerale?

L’obesità viscerale è caratterizzata da un eccesso di tessuto adiposo localizzato nella zona addominale. Si tratta di una conformazione tipica maschile (definita “androide”) ed è più pericolosa dell’obesità generale, poiché comporta disordini metabolici (diabete e dislipidemia) e quindi rappresenta un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari.

L’obesità viscerale infatti è associata ad insulino-resistenza, una condizione in cui si assiste ad una diminuzione della capacità delle cellule di rispondere al segnale dell’insulina, un ormone prodotto dal pancreas per favorire l’immagazzinamento del glucosio nelle cellule, dove può essere utilizzato come fonte energetica.

L’elemento centrale di una terapia dietetica nei soggetti con obesità viscerale è una restrizione calorica con l’obiettivo di ridurre di almeno il 10% il peso corporeo iniziale, da raggiungere in un tempo ragionevole (almeno 4-6 mesi). La soglia del 10% corrisponde a quella riduzione di peso minima ma sufficiente a ridurre l’insulino-resistenza.

La dieta ipocalorica, a prescindere dalla riduzione delle kcal introdotte, deve comunque fornire un adeguato apporto di tutti i nutrienti:

  • I carboidrati devono rappresentare il 45-55% dell’energia totale della dieta: sono da
    preferire i carboidrati complessi (contenenti amido a lento assorbimento), meglio se
    integrali perché maggiormente ricchi in fibra. Le fibre alimentari aumentano il senso di
    sazietà e migliorano il microbiota intestinale: si consiglia un apporto pari a 30g/giorno derivanti da verdura, frutta, legumi e cereali integrali. Da limitare gli zuccheri semplici (quota energetica non maggiore di 10-12%) in modo particolare zuccheri industriali (biscotti, snack, bibite gassate) e alimenti o bevande a cui è stato addizionato saccarosio (zucchero bianco da cucina). Va favorito il consumo degli alimenti che ne contengono naturalmente (come la frutta).
  • Le proteine devono essere ad alto valore biologico e provenire da fonti sia animali sia
    vegetali (è stato dimostrato che la qualità proteica è inversamente proporzionale al
    deposito di grasso addominale: maggiore è il valore biologico medio, minore è l’incidenza di obesità addominale). Devono essere presenti in quantità pari a 0,8 – 1,2 g/kg di peso corporeo desiderabile per preservare la massa magra e quindi mantenere attivo il metabolismo.
  • I grassi non devono superare il 30% dell’introito calorico giornaliero, di cui circa il 10% composto da acidi grassi saturi. Vanno privilegiati i grassi insaturi, soprattutto quelli della serie omega-3 che troviamo nel pesce o nella frutta secca, perché esplicano effetti benefici sulla prevenzione del rischio cardiovascolare. Deve essere drasticamente scoraggiato il consumo di grassi parzialmente idrogenati (definiti “trans”), perché se consumati ad elevati quantità comportano ad un amento della circonferenza addominale. Si trovano in molti prodotti da forno (cracker, grissini, brioche, biscotti).
  • Forte limitazione di bevande alcoliche che apportano calorie vuote, costituite da molti
    zuccheri semplici ad alto impatto infiammatorio.

Oltre alla dieta cosa aiuta?

Oltre ad una dieta adeguata, è indispensabile un’attività fisica costante e regolare (prevalentemente aerobica) e imparare adeguate tecniche per la gestione dello stress.

Quest’ultimo spesso è causa di comportamenti alimentari scorretti e di aumento della produzione di cortisolo, un ormone che ostacola il dimagrimento e favorisce l’obesità viscerale.

Dott.ssa
Anna Volpin

Biologa Nutrizionista

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