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Che cos’è la rettocolite ulcerosa?

copertine Immagine Blog 2 1 Che cos'è la rettocolite ulcerosa?

La rettocolite ulcerosa (o colite ulcerosa) è una malattia infiammatoria cronica della parete intestinale del colon che interessa il retto e talora tutto il colon con carattere di continuità.

 

 

Il processo infiammatorio non interessa tutto lo spessore della parete, ma si limita alla mucosa e sottomucosa. La mucosa solitamente si presenta con ulcerazioni superficiali, a volte confluenti, di varia estensione e facilmente sanguinanti. La rettocolite ulcerosa ha un decorso cronico continuo nel 20% dei casi. Nel 75% dei casi ha invece un decorso intermittente caratterizzato dall’alternarsi di episodi acuti seguiti da periodi di remissione.

Tabella dei Contenuti

Incidenza

Le persone che soffrono di rettocolite ulcerosa stanno aumentando in tutto il mondo e in particolar modo nei paesi occidentali, con un’incidenza di circa una persona su duecento. Negli ultimi decenni, la diagnosi di nuovi casi e il numero di ammalati sono aumentati addirittura di circa venti volte. La rettocolite ulcerosa colpisce con la stessa frequenza i due sessi, con un esordio clinico che in genere si colloca tra i 15 e i 45 anni.

Quali sono le cause e i sintomi della rettocolite ulcerosa?

La rettocolite ulcerosa è una malattia multifattoriale in cui è coinvolto il sistema immunitario, la familiarità (maggior rischio nei familiari di primo grado), lo stile di vita e l’alimentazione.

Si presenta quasi sempre con diarrea ematica (contenente sangue rosso vivo e muco commisti a feci), associata a dolori, crampi addominali, “tenesmo” (sensazione di incompleta evacuazione) e talvolta ad anemia. In fase acuta è possibile soffrire di febbre, disidratazione, profonda stanchezza, inappetenza e malnutrizione conseguente ad una perdita di peso talvolta anche importante. In alcuni casi possono comparire delle manifestazioni extra-intestinali: artralgie e artriti localizzate alle articolazioni periferiche (in particolare dita della mano, polsi, caviglie) e/o alla colonna vertebrale. Possono esserci anche delle manifestazioni dermatologiche come noduli sottocutanei, arrossati e dolenti, o lesioni purulente che tendono ad ingrossarsi, localizzate spesso agli arti inferiori; patologie oculari quali uveiti ed episcleriti e malattie epatobiliari.

Complicanze acute e croniche della malattia

Tra le complicanze acute della malattia si possono avere emorragia e/o megacolon tossico. Il megacolon tossico è la complicanza più grave causata da diffusione della malattia a tutta la parete del colon con lesione della tonaca muscolare e del plesso nervoso sottomucoso, con blocco della motilità del viscere e riassorbimento di sostanze tossiche. Tra i segni e sintomi da megacolon tossico possono esserci forte dolore addominale, febbre alta, ileo paralitico, stato di shock.

Tra le complicanze croniche legate alla malattia si ha l’adenocarcinoma del colon. Il rischio di cancerizzazione diviene consistente dopo 8-10 anni di malattia ed è superiore nei pazienti con malattia estesa. Pertanto i pazienti dovrebbero iniziare un programma di sorveglianza endoscopica dopo i 10 anni di malattia: colonscopia ogni 3 anni fino ai 20 anni di malattia; colonscopia ogni 2 anni da 20 a 30 anni di malattia.

Diagnosi per la rettocolite ulcerosa

Tra gli esami utili per la diagnosi e il follow-up nella colite ulcerosa rientrano:

 

    • colonscopia con visualizzazione dell’ileo e con biopsie intestinali, per valutare lo stato della mucosa intestinale e quanto sia estesa la malattia;

 

    • RX addominale, per conoscere nei casi più gravi la sede e l’estensione della malattia e sull’eventuale sviluppo di complicanze quale il megacolon tossico;

 

    • ecografia delle anse intestinali, per valutare la parete intestinale in modo non invasivo, monitorare la malattia e la risposta alle terapie;

 

    • la ricerca di calprotectina fecale: una proteina contenuta nei globuli bianchi. Normalmente nelle feci di un soggetto sano è poco presente perché nell’intestino, non essendoci infiammazione, ci sono pochi globuli bianchi. Una sua alta concentrazione nelle feci aumenta il sospetto che si tratti di rettocolite ulcerosa. Indicata anche per monitorare la malattia e la risposta alle terapie in modo non invasivo;

 

    • la ricerca di zonulina, proteina che favorisce le giunzioni serrate tra le cellule della parete intestinale.

Esami di laboratorio:

 

    • Segni aspecifici di infiammazione: aumento VES, aumento PCR (proteina C reattiva)

 

    • Anemia da carenza di ferro (diminuzione ferritina) o da flogosi cronica (aumento ferritina) da emorragia

 

    • Ipoalbuminemia e alterazioni dell’equilibrio idro-elettrolitico nelle forme gravi

 

    • ALT, fosfatasi alcalina per l’interessamento epatico

 

    • Esame colturale delle feci negativo (per escludere malattia da parassiti o batteri)

 

    • Positività p-ANCA (anticorpi anti-citoplasma granulociti neutrofili): facilita la diagnosi differenziale con altre coliti

Rimane certamente prioritario un costante rapporto professionale con il proprio medico di fiducia.

Rettocolite ulcerosa: le cure

Poiché la rettocolite ulcerosa è una malattia cronica, gli obiettivi del trattamento sono mirati a indurre la remissione della malattia, mantenere la remissione, prevenire la ricorrenza dei sintomi e della flogosi e prevenire le complicanze.

La finalità, dunque, è migliorare la qualità della vita!

Nelle forme lievi e moderate la terapia prevede l’uso di mesalazina. In fase di riacutizzazione viene impiegato il cortisone. La terapia farmacologica deve essere accompagnata da un regime alimentare sano e bilanciato che comprende l’assunzione di alcuni cibi e l’eliminazione di altri. Bisogna, inoltre, bere molta acqua per bilanciare la quantità di liquidi persi.

Non è da escludere l’intervento chirurgico in urgenza nei casi di megacolon tossico o emorragia massiva (proctocolectomia con reservoir ileale / colectomia totale con anastomosi ileo-rettale).

Trattamento nutrizionale

Il trattamento nutrizionale come terapia primaria è capace di influenzare il processo infiammatorio inducendo la remissione nella malattia acuta e le complicanze.

Gli obiettivi del trattamento nutrizionale sono:

 

    • Correggere gli eventuali deficit nutrizionali causati da anoressia, ostruzione intestinale, malassorbimento (intestino corto, deficit di sali biliari) e da aumentate perdite intestinali di proteine ed elettroliti;

 

    • Raggiungere e mantenere il corretto stato nutrizionale;

 

    • Mantenere il più a lungo possibile la fase di remissione;

 

    • Costituire una modalità terapeutica nel periodo perioperatorio;

 

    • Mantenere lo stato di nutrizione nei pazienti con intestino corto post chirurgico non compensato.

Alimentazione in fase attiva di malattia: quali sono i cibi sconsigliati in questa fase e quelli invece consigliati?

In episodi acuti è bene evitare la fibra in quanto la persona ha dolore e scariche continue. Sono pertanto sconsigliati tutti gli alimenti ad alto contenuto di fibre, come frutta con la buccia, verdure e cereali integrali.

Sono da evitare anche i legumi per gli effetti osmotici intestinali che creano (richiamano acqua). E’ necessario limitare o, addirittura, eliminare alimenti a base di lattosio, come latte e formaggi freschi, perché promotori della peristalsi intestinale. E’ necessario, infine, eliminare cibi che vanno ad irritare la mucosa intestinale come spezie, cibi piccanti (pepe, peperoncino, curry, noce moscata), alcolici, bevande gassate, thè (ammesso quello deteinato), caffè (ammesso quello decaffeinato) e cioccolato.

Tra i cibi consigliati rientrano in primis il pesce e i semi di lino per un maggior equilibrio tra Omega 3 e Omega 6 e sfruttare a pieno la loro benefica azione antinfiammatoria. Bisogna favorire il consumo di carboidrati complessi che promuovono la crescita di una flora batterica intestinale sana e di conseguenza favoriscono una regressione della patologia. Inoltre, nei casi di diarrea mucoematica che porta al malassorbimento nutrizionale, potrebbe rendersi necessaria l’integrazione vitaminica associata a sali minerali (soprattutto magnesio e potassio).

Alimentazione in fase di remissione della malattia

In fase di remissione dalla malattia la dieta deve prevedere una graduale reintroduzione di fibra utile a riequilibrare la flora batterica intestinale.

Consigli per il reinserimento graduale di alimenti contenenti fibra alimentare

Verdure:

 

    • Inserire nella propria alimentazione una verdura alla volta e in piccola quantità e valutarne la tolleranza individuale

 

    • Lasciare trascorrere almeno un paio di giorni prima di reinserire un nuovo tipo di verdura

 

    • Ogni verdura tollerata farà nuovamente parte dell’alimentazione abituale

 

    • Iniziare ad introdurre solo verdure passate oppure carote e zucchine lessate (basso residuo) e successivamente introdurre le verdure cotte

 

    • Infine introdurre nella propria alimentazione anche le verdure crude ponendo particolare attenzione verso le verdure molto ricche di fibre indigeribili (carciofi, cavoli, broccoletti, rape, barbabietole porri), a quelle contenenti semi e ai legumi

 

    • Assumere verdure crude senza buccia (ad es. pomodori, peperoni, melanzane)

Frutta:

 

    • Iniziare con la frutta passata, ridotta a purea o sottoforma di centrifugati

    • Successivamente introdurre la frutta cotta, o banana, mela ben mature

    • Infine inserire la frutta cruda privata dalla buccia e dei semi

Alimenti dubbi in fase di remissione dalla malattia: solo in caso di accertata intolleranza al lattosio (Breath Test al Lattosio positivo) è bene ridurre o eliminare latte e latticini freschi e utilizzare prodotti senza lattosio. Negli altri casi il latte non è controindicato.

Alimentazione in fase di quiescenza della malattia

L’alimentazione, nelle fasi di quiescenza della malattia, deve essere il più possibile varia ed equilibrata, senza particolari restrizioni. L’apporto energetico sarà uguale a quello di un soggetto sano (30-35 Kcal/Kg/die). Vi deve essere un apporto equilibrato di tutti i nutrienti, incluse frutta e verdura, per evitare carenze vitaminiche. È utile assumere un’adeguata quantità di liquidi, per mantenersi ben idratati.

Alimenti funzionali utili a prevenire episodi di riacutizzazione in caso di rettocolite ulcerosa:

 

    • SCFA (acidi grassi a catena corta): acido acetico, propionico e butirrico, derivano dalla fermentazione di carboidrati non digeribili e metabolizzati da parte della flora batterica intestinale anaerobica. L’acido butirrico, in particolare, per il ruolo trofico/antinfiammatorio per i colonciti.

 

    • Prodotti a base di prebiotici selettivi con miscele di probiotici (lattobacilli: salivarius, acidophilus e bifidobacterium bifidus) importante nella modulazione della risposta immunologica del colon.

 

    • Acidi grassi polinsaturi omega 3 con azione antinfiammatoria e competitiva con omega 6 (acido arachidonico), principale substrato per la genesi degli agenti di flogosi che vengono liberati in corso di processi infiammatori.

Utilizzo delle diete liquide nella rettocolite ulcerosa

La nutrizione artificiale sia enterale che parenterale è in grado di indurre la remissione della malattia in fase acuta nel 60% circa dei pazienti. Il limite della nutrizione enterale è rappresentato dalla scarsa compliance di quest’ultimi. In età pediatrica la nutrizione enterale come terapia primaria può indurre remissione nella malattia acuta ed evitare il ritardo di crescita e di sviluppo sessuale correlato alla terapia medica.

Le diete liquide si suddividono in:

 

    • Diete elementari: a base di aminoacidi liberi;

 

    • Diete semi-elementari: costituite da aminoacidi liberi e da una percentuale di oligopeptidi;

 

    • Diete polimeriche: a base essenzialmente di proteine intere.

Queste tipologie di diete permettono di mettere a riposo l’intestino, di indurre la remissione della malattia, di migliorare lo stato nutrizionale e preparare l’intestino nel pre-post intervento chirurgico.

Associata a queste, può essere utile l’integrazione a base di glutamina in quanto è in grado di migliorare la permeabilità intestinale (stimola l’assorbimento di sali e ioni e migliora l’utilizzo delle proteine).

Dott.ssa
Valentina Mabilia

Biologa nutrizionista

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